OLEVANO SUL TUSCIANO

LARGO RAFFAELE TALAMO

Iscrizione commemorativa delle vittime civili del bombardamento alleato del 14 settembre 1943

14 settembre 1943: il Bombardamento alleato a Olevano sul Tusciano

La Seconda guerra mondiale, con la violenza e la prepotenza di un uragano, si abbatté su tutto il mondo e quindi anche sul suolo d’Italia.
Le città furono distrutte dalla potenza devastatrice dei bombardamenti. Le case, le chiese, le strade, i ponti e i monumenti furono colpiti duramente e spesso polverizzati. Ma soprattutto furono spezzate tante vite di cittadini inermi, di fanciulli innocenti e di giovani e in un attimo tante famiglie furono sconvolte da gravi lutti. Anche la cittadina di Olevano sul Tusciano, in provincia di Salerno, non fu esente da questa assurda barbarie.

Oltre ai tanti, troppi militari olevanesi caduti sui campi di battaglia per compiere il proprio dovere e difendere i confini sacri della patria, il 14 settembre 1943 alle ore 15.05 anche 19 civili olevanesi sono andati inconsapevolmente incontro alla morte.

Essi non riuscirono a trovare riparo nella fuga in grotte naturali e altri rifugi più sicuri e quindi trovarono la morte. Ricordiamo i loro nomi: Bufano Carmine, di anni 60, figlio di Vito e Latronico Rosa. Vedovo di Lamberti Antonia; Bufano Vito, di anni 12, figlio di Carmine e Lamberti Antonia; Bufano Marianna, di anni 32, figlio di Vito e Latronico Rosa. Coniugata con Gerardi Ugo; Bruno Francesco, di anni 70 figlio di Domenico e Galante Teresa. Coniugato con Pastorino Clementina; Cirigliano Emanuela, di anni 66, figlia di Carlo e Sarno Maria. Coniugata con Cataldo Lorenzo; Galluppi Iolanda, di anni 30. figlia di Alfonso e Fierro Teresa. Coniugata con Schiavone Annibale; Giffoniello Anna, di anni 28, figlia di Luigi e Alfano Tommasina. Coniugata con Gerardi Antonio; Gerardi Antonio, di anni 26 figlio di Antonio e Galdi Antonietta. Coniugato con Giffoniello Anna; Gerardi Mario, di anni 6, figlio di Antonio e Giffoniello Anna; Giffoniello Carmela, di anni 19, figlia di Luigi e Alfano Tommasina; Giffoniello Emiddio, di anni 26, figlio di Luigi e Alfano Tommasina; Gerardi Alfonso, di anni 1, figlio di Ugo e Bufano Marianna; Masucci Donatantonio, di anni 35, figlio di Carmine e D’Urso Lucia. Coniugato con Marinari Rosina; Masuccio Antonietta, di mesi 3, figlia di Donatantoio e Marinari Rosina; Masuccio Graziella, di anni 4, figlia di Donatantoio e Marinari Rosina; Massa Mario, di anni 9, figlio di Vincenzo e De Leo Maria; Pannullo Ermelinda, di anni 17, figlio di Emilio e Romano Carmela; Santese Egidio, di anni 44, figlio di Carmine e Santese Annunziata; Schiavone Annibale, di anni 30, figlio di Michele e Di Matteo Paolina. Coniugato con Galluppi Iolanda.

Carlo Carucci, nel suo libro dal titolo “La battaglia di Salerno vista dalla borgata Valle di Olevano sul Tusciano” ci riporta la sua personale testimonianza:
“15 settembre 1943 ore 18.00. Corre voce di disgrazie grandi a Monticelli nel combattimento di ieri: parecchi morti e molti feriti. Speriamo che non sia vero. Ma purtroppo mi si assicura che è vero; Povero paese mio! Già s’erano avuti dei morti nella campagna, ma ora anche le borgate hanno i morti e le macerie.
(…) 18 settembre 1943 ore 10.00. Alcune bombe son cadute a Monticelli e anche ad Ariano. Oramai, la notizia è sicura. A Monticelli si sono avuti l’altro ieri, diciassette morti e parecchi feriti. Ad Ariano sarebbero state colpite la caserma dei carabinieri e qualche casa. Ora che scrivo, rimbombano per l’aria colpi fragorosi di cannone, cosi, a volta a volta, e ne tremano le case di Valle e delle borgate vicine.
(…) 24 settembre 1943. Nella nostra frazione di Monticelli il numero di 17 morti pare aumentato, ma vi sono altri morti nella campagna; qua e là, negli oliveti…”.

Di seguito la testimonianza di chi è sopravvissuto a quella che è una pagina tristissima e, forse, la più cruenta della storia di questo piccolo paese.
Questi i ricordi del sig. Vincenzo Giffoniello, nato il 20 settembre 1936 da Luigi e Alfano Tommasina: “Ricordo quel giorno, mio fratello Emiddio era tornato da Tripoli dov’era stato prigioniero di guerra, felice di essere tornato a casa sano e salvo, chiese a nostra madre Tommasina Alfano se potesse preparargli un piatto di “cipolle e fagioli”, nel frattempo lui sarebbe andato a salutare nostra sorella Anna che abitava non molto lontana da noi. Anna era sposata con Antonio Gerardi e aveva un solo figlio di nome Mario di 6 anni, era una donna semplice, si occupava della casa, della famiglia e lavorava nei campi dove si recava a dorso d’asino.

Quel giorno suo figlio era al doposcuola da Rosinella Iorio, la nostra vicina, sentendo il rumore degli zoccoli dell’asino chiese di andare da sua mamma e fui io stesso ad accompagnarlo. Stavo tornando a casa quando sentii un rumore assordante: erano aerei americani!!! Corsi veloce verso casa, saltando un muro altissimo senza farmi neanche un graffio. Furono lanciate le prime bombe, ma per fortuna non colpirono nessuno. Mia madre disperata chiamava uno ad uno tutti noi figli. I miei fratelli si erano riparati in una grotta “sulla costa” e stavano tutti bene.
Quando fu di nuovo tutto calmo, rientrarono tutti nelle loro case. Da mia sorella c’era la musica, ritornò il momento di festa e con loro c’era anche mia sorella Carmela, la gioia durò poco. Ritornarono gli aerei alleati e con loro il buio anche se eravamo in pieno giorno, lanciarono di nuovo le bombe: ci furono urla, polvere e fumo…Stavolta però né i miei fratelli né alcuni vicini riuscirono a mettersi al sicuro.

Morirono 19 persone, fra queste mio fratello Emiddio, mia sorella Carmela, mia sorella Anna in stato di gravidanza, suo marito Antonio Gerardi e il figlio Mario. Appena fu possibile mia madre ed altri cominciarono a scavare, con fatica e dolore, a mani nude tra le macerie, per cercare chi vi era rimasto sepolto. Furono recuperati 19 corpi senza vita. Non c’erano bare a sufficienza, ognuno si arrangiò come meglio poteva per trasportarli al cimitero. I miei familiari furono adagiati nelle madie e accompagnati al cimitero percorrendo la vecchia strada. Quando giunsero quasi a destinazione, videro che all’ingresso del cimitero vi era appostato un gruppo di tedeschi. Le vittime furono quindi seppellite nel terreno sotto le piante d’ulivo e solo dopo tre giorni ricevettero degna sepoltura. È stato orribile! Ero piccolo ed è passata una vita ma non dimenticherò mai quel giorno! Il 14 settembre 1943 è stato un giorno di buio e di morte per Olevano. Erano le 15.00 quando 19 vite furono spezzate”.

contenuti a cura dell’Associazione Centro Culturale Studi Storici di Olevano sul Tusciano

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